ARTE EX MACHINA

liberare il bambino

“Ti ricordavo esperto sui processi delle aziende manifatturiere e sulla tecnologia e ti ritrovo artista…due mondi che con difficoltà riesco a vedere collegati…”

Questa frase, che con varie sfumature mi è stata rivolta da diversi miei ex-colleghi, mi ha portato a riflettere sul legame tra arte e industria e, ovviamente, tra arte e tecnologia.

Così sulla base del mio vissuto, pur conscio che l’industria usa i suoi mezzi al fine economico e di profitto e, al contrario, l’arte (non sempre) li usa per riaffermare i valori umani e sociali, sono infine arrivato alla conclusione che il collegamento tra arte e industria esiste ed è forte, perché sono molti gli ingredienti in comune.

Ma non mi riferisco a quelli ostentati da tanta parte dell’arte contemporanea, come il riciclo o l’assemblaggio di materiali tecnologici (plastica, componenti e ingranaggi meccanici, etc.). Il legame non sta neppure nel produrre opere in modo seriale (multipli), né tantomeno nell’esporre in siti suggestivi come le vecchie fabbriche dismesse…

Ritengo che il collegamento risieda in quegli ingredienti in comune “soft”, che sono: attenzione ai particolari, creatività, passione, capacità progettuale, saper fare e, non ultimo, etica professionale,…

Tutti valori costruttivi che, in un momento come l’attuale, uniti al valore irrinunciabile del lavoro, sono fondamentali per proiettare un futuro più etico e consapevole.

In conclusione penso che, quando utilizza questi ingredienti in comune, l’arte possa anche rappresentare e raccontare le singole Aziende, esprimendo visivamente, nella forma, nel contenuto e nel procedimento di realizzazione, con opere specifiche, la loro filosofia e i loro obiettivi; valori da trasmettere alla clientela, al mercato, ai competitors e, più in generale, alla società.